lunedì 25 giugno 2007

IMPRESA e IMPRENDITORI

L'impresa è caratterizzata da un determinato oggetto (produzione o scambio di beni o servizi) e da specifiche modalità di svolgimento (organizzazione, economicità e professionalità.)
Sotto il profilo economico, va aggiunto che deve essere condotta con criteri che prevedano una adeguata copertura dei costi con i ricavi, altrimenti si ha consumo e non produzione di ricchezza.
Inoltre l'impresa può essere definita come un sistema sociale tecnico aperto: un sistema è un complesso di interdipendenze di parti rispetto ad un obiettivo comune e quando si tratta di un sistema sociale-tecnico le parti sono costituite da beni e persone (attrezzature, rirsorse umane, conoscenze e rapporti sociali).
Un sistema aperto, inoltre, scambia con l'esterno conoscenza e produzione: in definitiva, pertanto, l'impresa è un complesso di interdipendenze tra beni e persone che operano scambiando con l'esterno conoscenza e produzione e perseguendo un comune obiettivo consistente nella produzione di valore.
Viene definito imprenditore:
chi esercita professionalmente un'attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o di servizi.
Il codice civile parla di "imprenditore" e non di impresa; l'impresa è il frutto dell'attività che dall'imprenditore sortisce: una definizione mediata, dunque, come accade per il lavoro subordinato, di cui non esiste definizione giuridica esplicita mentre c'è quella di lavoratore subordinato.
può essere imprenditore sia una persona fisica che una persona giuridica; anzi nel V libro si crea quel particolare status di tertium genus: cioè le società di persone, che non sono enti personificati, ma che sono trattati alla stregua delle persone fisiche;
per attività economica si intende ogni attività volta ad utilizzare i fattori produttivi (capitali, lavoro e materie prime) per ottenere un prodotto (bene o servizio): fine dalla produzione;
i beni e servizi che costituiscono il prodotto dell'impresa sono solo quelli che hanno un valore economico; i beni o servizi eventualmente prodotti dall'attività d'impresa privi di un valore di scambio non costituiscono "prodotto" in senso economico;
la destinazione al mercato dei consumatori è fondamentale perché si possa parlare di attività imprenditoriale: chi coltiva il proprio terreno per consumarne i frutti o vi costruisce sopra per poi abitarvi non può essere considerato imprenditore dal momento che l'attività imprenditoriale deve essere volta a soddisfare i bisogni altrui: fine dello scambio;
organizzazione: come contraltare al fatto che sull'imprenditore ricada il rischio d'impresa ovvero il rischio del risultato economico dell'attività intrapresa, l'imprenditore ha il potere di organizzare come meglio crede i fattori produttivi che concorrono all'impresa operando le scelte relative alla conduzione dell'impresa stessa: cosa produrre (o scambiare), come, dove, quando e con quali mezzi
L'attitudine ad affrontare il rischio è un elemento specifico dell'attività imprenditoriale: l'imprenditore (perlomeno nella piccola impresa) deve spesso mettere in gioco la propria sicurezza economica e finanziaria pur di mettere in pratica la propria idea, profondendo nella realizzazione del progetto imprenditoriale gran parte delle proprie risorse economiche e temporali.
Alla luce di quanto sopra esposto, che non è frutto di un mio pensiero ma è un riscontro oggettivo di testi giuridici ed economici, la Ricevitoria NON E’ UN’IMPRESA e il Ricevitore NON E’ UN IMPRENDITORE.
L’unica cosa che li accomuna alla definizione è il “Rischio di impresa” che è a totale ed unico carico del ricevitore.
Per il resto la Ricevitoria è solo un luogo occasionale, dove tutti i costi sono a totale carico del ricevitore, nel quale terze parti ( e per terze parti intendo grosse lobbie affaristiche), propongono, previo pagamento, ai Ricevitori di svolgere una qualche attività o servizio, in cambio di un corrispettivo quasi sempre esiguo e percentualizzato alla mole di lavoro svolta.
Il Ricevitore non ha nessun controllo sul tipo di lavoro ( che viene imposto dalle predette lobbie), non può effettuare cambiamenti di nessun genere e deve sottostare a tempi e modalità di svolgimento imposti. Si è ritornati al vecchio “cottimo”: lo sfruttamento scientifico dei lavoratori. In questo caso il Ricevitore è un mero esecutore materiale di regole imposte da altri, un “manovale” al servizio altrui; un singolo individuo incapace di unirsi ad altri individui come lui per poter formare un gruppo omogeneo e forte da poter contrattare la propria libertà lavorativa .
Naturalmente il rischio di impresa, i costi, le spese di gestione ecc. sono tutti a carico dei Ricevitori; le lobbie non rischiano nulla perché quasi sempre si fanno pagare anticipatamente per cui, per loro, il guadagno è assicurato a rischio zero.
Il Fruttivendolo può decidere quali siano i prodotti da vendere, il Ricevitore no; il Fruttivendolo può decidere autonomamente strategie per incrementare le vendite, il Ricevitore no; il Fruttivendolo può variare i prezzi dei prodotti, il Ricevitore no; il Fruttivendolo può scegliere in base alla qualità dei prodotti, il Ricevitore no;il Fruttivendolo può scegliere liberamente i fornitori, il Ricevitore no; il Fruttivendolo è un Imprenditore, IL RICEVITORE NO!
Questa è la realtà delle cose, cruda e inesorabile, può piacere o no ma è così e bisogna fare i conti con questa realtà ed esserne profondamente consapevoli.
Qualcuno potrebbe invocare la professionalità del Ricevitore, ma cos’è la professionalità?
E’la serietà, la competenza e l'impegno nello svolgimento di un'attività lavorativa.
Dote applicabile a qualsiasi attività lavorativa e non ad esclusivo appannaggio dei Ricevitori per cui non è un valore aggiunto ma, al contrario, dovrebbe essere il normale svolgimento di un’attività lavorativa.
Finché i Ricevitori non otterranno un riconoscimento giuridico “reale” come categoria, al pari dei metalmeccanici, degli edili, dei tessili ecc., saranno solo dei cani sciolti senza nessun potere contrattuale e senza voce in capitolo.
L’esempio è dato dal recente decreto Bersani: le varie lobbie hanno contattato i singoli per le assegnazioni dei corner e dei punti gioco, addirittura mettendoli in contrapposizione, gli uni contro gli altri, e non la “categoria” ( che non esiste ). Questo favorisce solo i loro interessi non certo quello dei Ricevitori che sono e resteranno sempre solo dei meri esecutori di volontà altrui senza alcuna possibilità di interagire.
Imprenditori? Imprese? No! Semplici bottegai servitori, senza diritti, di chi sfrutta la loro professionalità e i loro patrimoni per i propri interessi economici e di potere; e nonostante tutto, quasi in una sorta di masochismo consapevole, i Ricevitori continuano come automi a farsi sfruttare, senza manifestare la benché minima reazione di orgoglio e dignità.

Luber

1 commento:

adeliofioritto ha detto...

cattivo... però mi rendo anche conto che la verità possa far male

;)